Premessa
Forse non tutti sanno che Marco Tullio Cicerone,
scrittore romano, filosofo ed uomo politico, vissuto
tra il 106 ed il 43 a.C., trascorreva le sue vacanze
nel Cilento. Poco prima di essere ucciso dai sicari
di Antonio, scrisse a Caio Trebazio Testa, valente
avvocato di Elea (la moderna Velia nel Comune di
Ascea), una bella lettera, in cui gli chiedeva notizie
del figlio:
"O uomo divino, cosa ne è del tuo giovane
figlio tanto educato e tanto avido di apprendere?
Continua a seguire con la consueta diligenza i corsi
di grammatica e di retorica? Si appassiona sempre
alla musica ed al teatro? Seguilo con cura, amico
mio, nei vostri giovani è riposta l'unica
vostra risorsa contro i tiranni ed i barbari "
Ed ancora :
"Quanto mi sarebbero di giovamento le passeggiate
per i boschi lussureggianti e lungo la spiaggia
che da Porta Marina giunge al Porto; quanto piacere
avrei dalle discussioni nelle quali siamo soliti
indugiare con gli amici all'ombra della Porta Rosa
o ai piedi del Tempio di Atena ".
Quindi già nel passato la natura, le spiagge,
i boschi del Cilento e del Vallo di Diano, erano
conosciuti dal mondo della cultura. Voglio prendere
spunto da questa missiva per fare un escursus tra
gli aspetti storico-naturalistici di questo territorio,
che oggi viene a costituire il "PARCO NAZIONALE
DEL CILENTO E VALLO DI DIANO” e che la nostra
associazione AIFF ha eletto sin dal 1997 sua sede
spirituale. Un’area naturalistica della Campania,
in assoluto tra le più belle d’Italia,
che offre grande accoglienza a coloro, che della
natura si servono per curare nella mente e nel corpo
i propri e gli altrui malanni.
Il Cilento ed il Vallo di Diano hanno suscitato,
in questi ultimi tempi, l'interesse culturale di
tutto il mondo. Il riconoscimento ufficiale da parte
dell'UNESCO è strettamente connesso alla
profondità delle radici storiche ed alla
complessità dei processi biologici e geomorfologici,
che ne hanno determinato le progressive strutturazioni.
Uno straordinario patrimonio di reperti documentano,
dal Paleolitico all'età dei metalli, le prime
direttrici dell'antropizzazione cilentana e del
Vallo di Diano : dalla " Grotta delle Ossa
" di Marina di Camerota (500.000 anni fa) a
quelle di Pertosa e di Castelcivita ( 60.000 anni
fa). Nonostante la varietà geografica e le
variazioni climatiche e microclimatiche, che si
sono susseguite, la presenza dell'uomo è
stata pressocchè continua e viene attestata
da un gran numero di grotte e ripari, riferibili
alle principali culture preistoriche dei cacciatori
neandertaliani. Nel Neolitico inizia a delinearsi
l'organizzazione antropica con l'edificazione del
paesaggio culturale. Il Cilento diventa luogo di
contatto per gli scambi marittimi tra Costa tirrenica
e Mediterraneo occidentale, mentre, verso est, la
lunga depressione del Vallo di Diano, ricca di ambienti
palustri e di attraversamenti fluviali, costringe
i traffici verso le alture. L'uomo comincia a padroneggiare
i luoghi elevati, costruendo ricoveri e sacralizzando
gli spazi e, così, nei percorsi vengono seguite
le linee dei crinali, che ancora oggi troviamo segnati
da antichi tratturi, da santuari e da edicole votive.
Il successo del modello economico pastorale, durante
l'età del bronzo e del ferro, porta alla
creazione della cosiddetta "società
appenninica” e, quindi, i nuclei dei pastori,
che stanziano sulle rive del fiume Sele, iniziano
a sviluppare le attività di transumanza delle
greggi dalla costa verso le zone collinari e montane
dell'entroterra. Culture mediterranee, costa cilentana
e genti appenniniche si intrecciano tra di loro
e, alla luce di questi traffici, si giustificano
le tracce della civiltà micenea ritrovate
nel 1996 nella "Grotta del Pino" di Sassano
( circa 1800 anni a.C.). Fenici e Greci portano
il ferro nel Cilento, che diventa area di frontiera
ed anello di contaminazione tra Tirreno e Ionio,
con la direttiva Sele-Tanagro-Agri-Sinni, e tra
Nord-Sud, con il percorso Etruria-Paestum-Elea.
Il Vallo di Diano si trasforma in centro di collegamento
tra Etruria, Campania e Lucania. Alla fine del VII
sec. a. C. il fiume Sele segna il confine tra colonizzazione
greca e mondo etrusco, ma non rappresenta una barriera
economica e culturale, tanto che l'insediamento
indigeno di Poseidonia, l'odierna Paestum, diventa
area privilegiata di scambio, sacralizzata dalla
presenza del Tempio di Hera, divinità tutelare
dei giardini e dei raccolti. Nel 540 a.C. viene
fondata con finalità strategiche e commerciali
la città di Elea. Essa, però, si trasforma
subito nella città culturale più importante
della Magna Grecia; la scuola filosofica fondata
da Senofane, precursore del "monoteismo",
viene resa più celebre dal pensiero "dell'Essere
e del Non Essere" di Parmenide e dalla dialettica
del suo discepolo Zenone. Elea diventa subito punto
di riferimento e di studio per tutto il Mediterraneo.
Elea è anche sede di un Collegio di Medici
e di una Scuola di Medicina, ritenuta da molti la
progenitrice della Scuola Medica Salernitana ; le
sue Terme (ancora oggi uno degli edifici meglio
conservati) sono meta di infermi e punto di riferimento
di chi cerca risposte ai propri malanni. Nel frattempo,
modi e costumi greci giungono nel Vallo di Diano
lungo l'antica rete dei crinali montani ed i "Re
- pastori Lucani" li adottano e li rivivono
attraverso le passioni e la cultura dei guerrieri.
A partire dalla fine del V sec. a. C. incomincia
la conquista diretta del territorio di Poseidonia
da parte dei Popoli Lucani, i quali, dopo piccoli
ed insignificanti scontri, effettuano una penetrazione
pacifica, senza compromettere la prosperità
delle campagne. In seguito sulla egemonia lucana,
che si allarga dallo Ionio al Tirreno, si innesca
un periodo di benessere ed un incremento demografico.
Si accentuano i fenomeni di urbanizzazione nei vecchi
centri e se ne creano di nuovi come Atena Lucana,
Padula, Teggiano, Sanza, Roscigno, Rocca Gloriosa
e Omignano. Le campagne cominciano a popolarsi,
nuovi terreni vengono dissodati, la coltivazione
della vite viene ad accompagnarsi a quella dell'ulivo
ed il manto forestale originario viene a ridursi.
Sembra che io stia parlando di oggi. Infatti, a
distanza di 2500 anni, mi rendo conto che nulla
o poco è cambiato nel paesaggio agrario e
nella rotazione delle colture. Il periodo di unità
e di articolazione territoriale tra costa tirrenica
e costa ionica viene interrotto dalla conquista
romana. I tracciati viari romani, con la realizzazione
di ponti per l'attraversamento dei fiumi e di opere
di bonifica delle aree paludose, relegano in secondo
piano i tratturi e le zone interne; il Vallo di
Diano, con Cosilinum e Marcellianum, e la Val d'Agri,
con Grumentum, divengono un attraversamento importante
Nord-Sud ed Est-Ovest, mentre il Cilento vede i
suoi centri perdere d'importanza strategica. Cade
l'Impero Romano sotto i colpi dei Goti e solo verso
il 536 d.C., con la venuta di Belisario, generale
al servizio di Giustiniano, questa parte dell'Italia
meridionale acquista con i Bizantini un nuovo assetto
socio-economico, ma di breve durata. Difatti, l'invasione
da parte dei Longobardi nel 568 e la nascita del
Ducato di Benevento determinano una sorta di sbarramento
tra il blocco bizantino settentrionale e quello
meridionale; la gente ritorna sui monti e, sugli
antichi crinali, sorgono castelli, fortezze, conventi
e chiese: ritorna la trama organizzativa pre-romana.
I Longobardi, ponendo l'attenzione più verso
le Province del nord, lasciano il sud ancora alla
cultura bizantina, ma verso l' anno 829, accortisi
che gli Arabi stanno occupando alcuni territori
in Sicilia, in Calabria ed in Campania, operano
con Basilio I una sistematica riconquista di queste
Terre. Il monachesimo basiliano comincia a segnare
il territorio del Cilento e del Vallo di Diano e
diventa la pietra fondante di numerosi piccoli centri,
che vanno a costituire una vasta rete di casali,
facendo assumere al territorio l'attuale conformazione
geopolitica.
Nel secondo millennio dell'era cristiana Normanni,
Svevi, Aragonesi, Saraceni, Angioini e Borboni,
lasciano importanti e numerose tracce nel Cilento
costiero ed in alcuni centri dell'interno come Padula
e Teggiano e riconoscono alle genti dell'Antica
Lucania Occidentale la loro intelligenza, il loro
valore, la loro laboriosità ed il grande
attaccamento alla loro terra. Le popolazioni del
Cilento e del Vallo di Diano hanno anche scritto
splendide pagine di storia in difesa della libertà
e dei diritti inalienabili dell'individuo, dal gesto
di Zenone contro il tiranno Nearco all'innalzamento
dell'Albero della Libertà nella Piazza di
Vallo della Lucania e di Montesano sulla Marcellana.
Solo la monarchia francese dei Savoia, vestendo
gli abiti apparenti di una Italia Unita, ci ha chiamato
"popolo di briganti"! Forse perchè
un popolo, fiero delle sue origini e della sua cultura,
combatte per essere indipendente? Ma si sa, la storia
la scrivono i vincitori...
E noi stiamo cercando di scrivere qualche parola
del primo capitolo della storia del terzo millennio.
Il Vallo di Diano ed il Cilento occupano tutta la
parte meridionale della provincia di Salerno, al
punto d'incontro tra Regione Campania e Regione
Basilicata e rappresentano per intero il Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano, voluto dalla legge
quadro del 6 dicembre 1991. Oggi è riconosciuto
dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità.
È un paesaggio vivente, crocevia millenario
di popoli e civiltà, un sistema complesso
di terre, natura, cultura, biotipi e monumenti,
caratterizzato dall'equilibrata ed armonica fusione
uomo-ambiente, prodottasi nel tempo e giunta fino
a noi per rivelarsi e farsi rispettare da tutti.
I suoi 181.000 ettari, i 290.000 abitanti, gli 80
Comuni, le 8 Comunità Montane, la rilevanza
del patrimonio culturale e la ricchezza del paesaggio
lo collocano, come area protetta, ai primi posti
in Europa.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
è un territorio ancora in evoluzione dove
le esigenze storiche si sono incrociate con quelle
economiche, sociali, artistiche e naturali. Le stesse
attività agricole, legate ancora molto alla
tradizione, non solo hanno conservato le potenzialità
biologiche in termini di biodiversità, ma,
al contrario, hanno determinato contesti agro-forestali
unici in tutta la fascia appenninica. Il Parco Nazionale
rappresenta la prima pietra dell'edificio della
nuova storia del Vallo di Diano e del Cilento e
dipenderà molto da noi abitanti, se questa
costruzione sarà bella o brutta, se si riempirà
di azioni, attività e cultura o rimarrà
vuota, e se sarà ancora luogo di incontro
tra mare e montagna, tra Occidente e Oriente, tra
culture nordiche e culture africane.